Le più moderne teorie psicoanalitiche
credono che il lavoro dell’artista e quello dello scienziato, come vie della
vita, non sono diverse ma parallele acquisiscano le stesse verità. «Ho notato
spesso – scriverà S. Freud, ne Il Mosè
di Michelangelo (1913) che il contenuto di un’ opera d’ arte esercita su di me
un’ attrazione più forte che non le sue qualità formali e tecniche, alle quali,
invece, l’ artista attribuisce un valore primario. Per molte manifestazioni e
per di più di un effetto dell’arte mi manca propriamente l’esatta comprensione.»
(vede: S. Freud, Saggi sull’arte la letteratura e il linguaggio, Torino 1969,
pag, 187). L’arte è una sublimazione della libido, cosi ogni figura, ogni
immagine, ogni scena ha una propria spiegazione sessuale, una spiegazione della
libido ma anche una spiegazione dell’inconscio. Cosi secondo la concezione
freudiana la considerazione scientifica dell’arte, funziona come sublimazione
del desiderio, come sintesi di principio del piacere e proprio della realtà. L’arte diventa una sorta di “riserva
psichica” in cui lasciar sfogare liberamente le pulsioni umane, altrimenti
destinate o ad essere sopraffatte dal principio di realtà o a generare un
pericoloso disordine. Però abbiamo anche le visioni di Lacan e anche di Sara
Kofman (vede: L’ enfance de l’ arte, une interpretation de l’ esthetique ed,
Payot, Paris 1970) che parlano d’ atre come un
punto di rottura dell’ ordine simbolico da parte dell’ immaginario. L’arte non
è solo un fenomeno psichico ma una rappresentazione. Una rappresentazione dei
fantasmi dell’autore e cioè non tanto delle sue visioni allucinatorie, quanto
di quelle forme in cui si configura tutto un ordine di percezioni di parole ed
effetti. Scrive Freud: «Un’altra di queste opere d’arte
impenetrabili e meravigliose è la statua marmorea del Mosè di Michelangelo,
nella Chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma. Come sappiamo, è solo un
frammento della gigantesca tomba che l’artista avrebbe dovuto erigere per il
potente papa Giulio II. Mi fa sempre piacere leggere una frase elogiativa di
questa statua, come quella che la definisce «la corona della scultura moderna» .
Infatti nessuna altra statua ha mai prodotto in me impressione più forte.
Quante volte ho salito le ripide scale che dalla brutta via Cavour portano alla
piazza solitaria dove si trova la chiesa deserta, ed ho cercato di sostenere
l’irato sprezzo dello sguardo dell’eroe. A volte sono uscito furtivamente dalla
semioscurità dell’interno come se io stesso appartenessi alla folla verso la
quale è rivolto il suo sguardo – la folla che rifiuta ogni convinzione, che non
ha fede né pazienza, e che si rallegra quando recupera i propri idoli illusori.
Ma perché dico che questa statua è impenetrabile? Non c’è il minimo dubbio che
rappresenti il Mosè, il Legislatore degli Ebrei, con le Tavole dei Dieci
Comandamenti…l Mosè di Michelangelo è rappresentato seduto; rispetto al corpo
la testa con l’imponente barba è volta a sinistra, il piede destro poggia per
terra e la gamba sinistra è sollevata cosicché solo la punta del piede tocca
per terra. Il braccio destro collega le Tavole della Legge con una parte della
barba, il braccio sinistro giace in grembo. […] Secondo me non si può
caratterizzare meglio l’espressione del viso di Mosè che con le parole di
Thode, che vi vede «un misto d’ira, dolore e disprezzo: ira nelle sopracciglia contratte
e minacciose, dolore nello sguardo e
disprezzo nel labbro inferiore sporgente e negli angoli della bocca piegati in
giù.» Come sosteneva J. J.
Spector, Freud non trattò mai l’ arte in
modo sistematico: si occupò dei problemi di estetica soltanto nella misura in
cui interessavano il suo lavoro psicanalitico.
Secondo Freud l’effeminatezza delle figure
leonardesche, sarebbe dovuto ad un trauma psichico, provocato nell’ artista da
un sogno avuto durante l’ infanzia. Possiamo dire che i nudi secondo Freud di
Michelangelo con le ipotesi psicoanalitiche ripropongono ai nostri occhi l’
immagine dell’ intimo tormento dell’ artista sessualmente anormale.
Analogicamente possiamo trovare elementi psicoanalitici anche nell’opera di Tiziano,
possiamo vedere il quadro cosiddetto «Amore Sacro e Amore Profano». Qui abbiamo
l’espressione della donna simbolo dell’amore è un altro mondo di pensarla Un
significato d’amore che non appare manifestamente nel quadro. Una donna vestita
e una donna seminuda, l’una e l’altra in un atteggiamento che non suggerisce
necessariamente un’interpretazione d’amore. La sessualità può essere nello
spettatore, soprattutto in quello spettatore del Settecento che per primo lo
catalogò «Amore Sacro Amore Profano». Con altre parole possiamo dire che, qui ambiamo
una sublimazione dell’ amore. E secondo
l’Enciclopedia della psicoanalisi, (La Planche e Pontalis, 1968) la
sublimazione è quel «processo postulato da Freud per spiegare certe attività
umane apparentemente senza rapporto con la sessualità, sessualità, ma che
avrebbero la loro molla nella forza, della pulsione sessuale. Freud ha
descritto come sublimate soprattutto l’attività artistica e l’indagine intellettuale.
La pulsione è detta sublimata nella misura in cui essa è deviata verso una
nuova meta non sessuale e tende verso oggetti socialmente valorizzati.»
La psicoanalisi cerca anche una
spiegazione del momento dell’ispirazione nell’artista, che risulterebbe anch’
esso come un erompere dell’ inconscio che scompagina la struttura ordinata
della coscienza e intellettiva. Per esempio con il film di F. Fellini «Otto e
mezzo» come scriveva A. Miotto abbiamo una problematica psicoanalitica neojunghiana.(vede:
A. Miotto, Otto e mezzo sarebbe piaciuto a Jung; Felini sul divano dello
psichiatra .1963). Se l’arte è come il
sogno, allora, a livello interpretativo, si tratta soltanto di individuare
nuclei tematici che riconducono a motivi inconsci, per lo più fantasie,
desideri, conflitti risalenti all’infanzia dell’autore. Tutti
conosciamo che nell’opere di L. Pirandello ci sono radici autobiografiche della
malattia mentale della moglie di Pirandello, Maria Antonietta Portulano. Il
paradosso è che L. Pirandello non è sicuro che leggeva Freud, ma leggendo i romanzi di
Pirandello si potrà convenire che non è solo la psicoanalisi a fornire una
chiave interpretativa della mente e della realtà ma, anche attraverso la
narrazione è possibile orientarsi nel labirinto della vita e nei meandri della
psicopatologia umana, come riferisce Andrea Fiorucci in articolo intitolato
come «Un viaggio nella psiche tra narrazione e psicoanalisi».
Nella letteratura l’influenza dalla
psicoanalisi era decisiva. Italo Svevo era influenzato in particolar mondo di
Sigmund Freud, (vede: La coscienza di Zero)
anche alleati preziosi nella descrizione della vita interiore dell’ uomo
era D’ Annuncio (Il piacere), Alberto Moravia (La vita), Carlo Emilio Gadda (La
cognizione del dolore), Elsa Morante (Aracoeli). E poi i poeti come mistici e
alchimiste, con un monologo interiore per la forma del mondo esprimono il
viaggio esperienziale interiore. Freud nel 1906 scriveva: «I poeti sono alleati
preziosi, e la loro testimonianza deve essere presa in attenta considerazione,
giacché essi sono soliti sapere una quantità di cose fra cielo e terra
che la considerazione, giacché essi sono soliti sapere una quantità di cose fra
cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta. Particolarmente nelle
conoscenze dello spirito essi sorpassano di gran lunga noi comuni mortali,
poiché attingono a fonti che non sono ancora state aperte dalla scienza.». In
Italia poeti come D’ Annuncio, Saba, Montale, Pasolini, (la poetica dell’
ermetismo lasciava ogni tanto apparire qualche traccia di consapevolezza
psicopatologica) sono influenzati dalla psicoanalisi e rappresentano le intime
resistenze dell’ uomo. M. Serrano filosofo, scrittore, e politico cileno,
racconta una storia che catturi il pensiero
di K. Jung per la poesia e la bellezza. Un giorno - scrive Serrano - la psicanalista
Jung, mi ha raccontato una storia strana, ma piena dalla forza della trasforma in maniera
essenziale. Dirà Jung: «In
qualche luogo c’era una volta un Fiore, una Pietra, un Cristallo, una Regina,
un Re, un Palazzo, un Amante e la sua Amata, e questo accadeva molto tempo fa,
in un’isola nell’oceano cinque mila anni fa… Questo è l’Amore, il Fiore Mistico
dell’Anima. Questo è il Centro, Il Sé…». Jung parlava come se fosse in trance. «nessuno
comprende ciò che voglio dire; soltanto un poeta potrebbe iniziare a
comprendere…». «Lei è un poeta», dissi, spinto da quello che avevo udito».(Vede:
M., Serrano Il cerchio ermetico. Carl Gustav Jung e Hermann Hesse, Astrolabio,
Roma, 1976, p.60). P. P. Pasolini nella Religione del mio tempo che abbia posto il tema dei limite della poesia verso la
vita, in un mondo, scrive: «Io non so cosa sia
questa non – ragione, questa poca ragione: / Vico o Croce o Freud, mi soccorrono
/ ma con la sola suggestione / del mito, della scienza nella mia abulia. / Non
Marx…Oh Marx – tutto è oro – ho Freud – tutto / è amore – ho Proust – tutto è
memoria - / oh Einstein – tutto è fine – oh Charlot – tutto / è uomo – oh Kafka
– tutto è terrore - / oh popolazione dei fratelli - / oh patria – oh ciò che
rassicura…» Arte e vita, ο cultura e vita, secondo
psicoanalisi è un incontro essenziale con la realtà, è una percezione o forse penetrazione in una
visione del mondo. Eugenio Montale descrive il rapporto di
associazione di vita – arte - vita come un «pellegrinaggio attraverso la
coscienza e la memoria degli uomini, il suo totale riflusso alla vita donde
l’arte stessa ha tratto il suo primo alimento.»
Apostolos Apostolou
Docente di Filosofia